Céline. Intervista del 1959

INTERVISTA A CÉLINE – 1959.

Intervista filmata da Louis Pauwels nella primavera del 1959, ma sottoposta alla censura per ragioni politiche indotte dalle affermazioni di Céline. L’intervista verrà montata e trasmessa dieci anni dopo, in due puntate, l’8 e il 18 maggio 1969, col titolo D’un Celine l’autre, per la trasmissione “Bibliothèque de poche”, del secondo canale della televisione francese:

La questione… su cui il disaccordo è completo è che siamo nell’epoca della pubblicità, è l’orrore del mondo moderno che fa la pubblicità, quindi io sarei partigiano della modestia, ovvero ciò che conta è l’oggetto, ciò che conta…

È raro lo stile, signore, di stile ne abbiamo uno, due, tre per generazione, e ci sono migliaia di scrittori, poveri pasticcioni senz’ali, arrancano nelle frasi, ripetono ciò che ha detto un altro, o scelgono una storia, prendono una buona storia e poi dicono “credo che…” ecc., non è interessante. Mi è successa una cosa molto particolare, ho smesso di essere scrittore per diventare cronista, ho messo la mia pelle in gioco perché non dimenticate, la grande ispiratrice è la morte; se non mettete in gioco la pelle non ottenete niente, bisogna pagare! Ciò che si fa gratis è perso e anche più che perso, otterrete degli scrittori gratuiti. Attualmente avete solo scrittori gratuiti, e ciò che è gratuito puzza di gratuito.

Sono un povero lavoratore, come diceva Cartesio, non ho più genio degli altri ma ho più metodo, non ho che un metodo ed è prendere l’oggetto e rifinirlo al massimo. Capisca, il vizio di questa civiltà, di questa piccola imitazione della civiltà greca è che vuole fare tutto molto in fretta, è come la canzonetta, vero?, “ancora un’altra, daccene ancora una, dai ti prego, ancora una…”, bene, è una stupidaggine. Comprende? Una questione che si risolve in dieci minuti, mentre in verità una novità è questione di cinquecento anni, di mille anni.

No, non ci credo affatto [in Dio], no no, mi piacerebbe crederci, vecchio mio, certamente, ma io sono mistico, ma il buon Dio non ha l’aria di interessarsi molto alle cose che mi interessano, no no, mistico lo sono di certo, ma…

Se si prende la vita come una cosa divertente, beh allora evidentemente è bene l’amore, ma con tutta la sua volgarità, per esempio io non amo ciò che è comune, ciò che è volgare. Voglio dire che una prigione è una cosa distinta perché l’uomo vi soffre, mentre la festa di Neuilly è una cosa molto volgare perché l’uomo ci si diverte: è la condizione umana.

Se tutti gli uomini non volessero andare in guerra, è molto semplice, direbbero “non ci vado”, ma hanno il desiderio di morire, c’è questo desiderio, c’è una misantropia nell’uomo. Per esempio, quando vedete che avvengono incidenti, non credete che siano involontari, ci sono dei viziosi, ci sono delle persone che vanno veramente contro l’albero. Evidentemente il buonuomo non sale in auto dicendo “ora vado a precipitarmi contro un ligustro”, ma la voglia c’è sempre, certo, e l’ho osservata a più riprese, specialmente nei chirurghi, negli uomini distinti, li vedo guidare le auto in maniera sospetta, e vanno… tutti gli uomini della terra dovrebbero solamente andare al municipio e dire “sapete, io non vado in guerra” e non ci sarebbero più guerre. Se continuano a farla è perché la amano, questo desiderio…


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